Fiorenzo Magni, morto ieri a 92 anni per un aneurisma, lo chiamavano il leone delle Fiandre. Grande corridore, ha vinto Tre Giri d’Italia, tre trofei Baracchi, tre Campionati nazionali e tre Giri delle Fiandre,(battendo uomini come Coppi, Bartali, Koblet, Gastone Nencini). Al Giro del 1956, Nella discesa tra Volterra e Livorno, cado e si rompe la clavicola. “Non puoi partire”, disse il medico. Ma lui risale in sella e fa la cronoscalata di San Luca. Nella tappa successiva, la Modena – Rapallo, cade ancora e si frattura l’omero. Svenuto, lo caricano sull’ambulanza che lo doveva portare in ospedale. Quando si sveglia, lancio un urlo, scende e termina la tappa. Sul Bondone, in mezzo a una tempesta di neve, su suggerimento del suo meccanico, Faliero Masi, adotta un “sistema” per continuare, lega una cinghia al manubrio e tira con la bocca, perché il dolore era fortissimo e non poteva forzare sul manubrio. In quella tappa si ritira mezza carovana, ma lui arrivo al traguardo, dopo nove ore e mezzo di corsa, e finisce il Giro al secondo posto. Disse una volta: Ho sempre detto che Fausto e Gino erano più bravi di me. Sono contento di aver corso contro di loro. Senza quei due là (così Magni chiama Coppi e Bartali) non avrei mai imparato a vincere e, soprattutto, a perdere. Quella che conta non è l’ultima vittoria, ma la successiva. Appena ti ritieni soddisfatto, sei finito. Perché nel ciclismo, come poi nella vita di tutti i giorni, capita più di perdere che non di vincere. A Saint Godens, nella dodicesima tappa, ero in maglia gialla. Gino Bartali fu insultato e spinto da alcuni spettatori sul Col D’Aspin. Al termine della tappa, ci ospita nella sua auto Attilio Camoriano dell’Unità, un grande giornalista, e ci porta fino all’albergo. In auto Gino mi disse: “Fiorenzo hai vinto il Tour. Io domani non parto, io mi ritiro”. Pensavo scherzasse, invece era serio. Dopo lunghe riunioni e difficili trattative,con il patron del Tour, Jacques Goddet, il ct Binda decise di ritirare la squadra. Sono passati sessant’anni, ma ci penso ancora. Dovetti accettare le scelte di altri. È dura, eppure capita. E si impara. Quando le difficoltà della vita si pongono tra te e la linea bianca dell'arrivo hai l'obbligo di provarle tutte per arrivare. Nessuno potrà mai dirti che non ci hai provato. Lui l'ha fatto, è arrivato all'arrivo. R.I.P. Grande Campione!
grande fiorenzo!
RispondiEliminaFiorenzo Magni, morto ieri a 92 anni per un aneurisma, lo chiamavano il
RispondiEliminaleone delle Fiandre.
Grande corridore, ha vinto Tre Giri d’Italia, tre trofei Baracchi, tre Campionati nazionali e tre Giri delle Fiandre,(battendo uomini come Coppi, Bartali, Koblet, Gastone Nencini).
Al Giro del 1956, Nella discesa tra Volterra e Livorno, cado e si rompe la clavicola. “Non puoi partire”, disse il medico. Ma lui risale in sella e fa la cronoscalata di San Luca. Nella tappa successiva, la Modena – Rapallo, cade ancora e si frattura l’omero. Svenuto, lo caricano sull’ambulanza che lo doveva portare in ospedale.
Quando si sveglia, lancio un urlo, scende e termina la tappa.
Sul Bondone, in mezzo a una tempesta di neve, su suggerimento del suo meccanico, Faliero Masi, adotta un “sistema” per continuare, lega una cinghia al manubrio e tira con la bocca, perché il dolore era fortissimo e non poteva forzare sul manubrio. In quella tappa si ritira mezza carovana, ma lui arrivo al traguardo, dopo nove ore e mezzo di corsa, e finisce il Giro al secondo posto.
Disse una volta: Ho sempre detto che Fausto e Gino erano più bravi di me. Sono contento di aver corso contro di loro. Senza quei due là (così Magni chiama Coppi e Bartali) non avrei mai imparato a vincere e, soprattutto, a perdere. Quella che conta non è l’ultima vittoria, ma la successiva. Appena ti ritieni soddisfatto, sei finito. Perché nel ciclismo, come poi nella vita di tutti i giorni, capita più di perdere che non di vincere.
A Saint Godens, nella dodicesima tappa, ero in maglia gialla. Gino Bartali fu insultato e spinto da alcuni spettatori sul Col D’Aspin. Al termine della tappa, ci ospita nella sua auto Attilio Camoriano dell’Unità, un
grande giornalista, e ci porta fino all’albergo. In auto Gino mi disse:
“Fiorenzo hai vinto il Tour. Io domani non parto, io mi ritiro”. Pensavo scherzasse, invece era serio. Dopo lunghe riunioni e difficili trattative,con il patron del Tour, Jacques Goddet, il ct Binda decise di ritirare la
squadra. Sono passati sessant’anni, ma ci penso ancora. Dovetti accettare le scelte di altri. È dura, eppure capita. E si impara.
Quando le difficoltà della vita si pongono tra te e la linea bianca
dell'arrivo hai l'obbligo di provarle tutte per arrivare. Nessuno potrà mai dirti che non ci hai provato.
Lui l'ha fatto, è arrivato all'arrivo.
R.I.P. Grande Campione!