giovedì 18 ottobre 2012

Grandissimo Leone delle Fiandre

ci lascia
tante vittorie 
su pista 
e su strada 
tra cui spiccano
3 Giri d'Italia 
3 Giri delle Fiandre 
... e grinta infinita 

R.I.P.


2 commenti:

  1. Fiorenzo Magni, morto ieri a 92 anni per un aneurisma, lo chiamavano il
    leone delle Fiandre.
    Grande corridore, ha vinto Tre Giri d’Italia, tre trofei Baracchi, tre Campionati nazionali e tre Giri delle Fiandre,(battendo uomini come Coppi, Bartali, Koblet, Gastone Nencini).
    Al Giro del 1956, Nella discesa tra Volterra e Livorno, cado e si rompe la clavicola. “Non puoi partire”, disse il medico. Ma lui risale in sella e fa la cronoscalata di San Luca. Nella tappa successiva, la Modena – Rapallo, cade ancora e si frattura l’omero. Svenuto, lo caricano sull’ambulanza che lo doveva portare in ospedale.
    Quando si sveglia, lancio un urlo, scende e termina la tappa.
    Sul Bondone, in mezzo a una tempesta di neve, su suggerimento del suo meccanico, Faliero Masi, adotta un “sistema” per continuare, lega una cinghia al manubrio e tira con la bocca, perché il dolore era fortissimo e non poteva forzare sul manubrio. In quella tappa si ritira mezza carovana, ma lui arrivo al traguardo, dopo nove ore e mezzo di corsa, e finisce il Giro al secondo posto.
    Disse una volta: Ho sempre detto che Fausto e Gino erano più bravi di me. Sono contento di aver corso contro di loro. Senza quei due là (così Magni chiama Coppi e Bartali) non avrei mai imparato a vincere e, soprattutto, a perdere. Quella che conta non è l’ultima vittoria, ma la successiva. Appena ti ritieni soddisfatto, sei finito. Perché nel ciclismo, come poi nella vita di tutti i giorni, capita più di perdere che non di vincere.
    A Saint Godens, nella dodicesima tappa, ero in maglia gialla. Gino Bartali fu insultato e spinto da alcuni spettatori sul Col D’Aspin. Al termine della tappa, ci ospita nella sua auto Attilio Camoriano dell’Unità, un
    grande giornalista, e ci porta fino all’albergo. In auto Gino mi disse:
    “Fiorenzo hai vinto il Tour. Io domani non parto, io mi ritiro”. Pensavo scherzasse, invece era serio. Dopo lunghe riunioni e difficili trattative,con il patron del Tour, Jacques Goddet, il ct Binda decise di ritirare la
    squadra. Sono passati sessant’anni, ma ci penso ancora. Dovetti accettare le scelte di altri. È dura, eppure capita. E si impara.
    Quando le difficoltà della vita si pongono tra te e la linea bianca
    dell'arrivo hai l'obbligo di provarle tutte per arrivare. Nessuno potrà mai dirti che non ci hai provato.
    Lui l'ha fatto, è arrivato all'arrivo.
    R.I.P. Grande Campione!

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